A TU PER TU CON… IL DIRETTORE GENERALE FABRIZIO BRUNIALTI

Inizia oggi con la prima puntata della nuova rubrica “A tu per tu con…” il nostro viaggio all’interno del club per conoscere a trecentosessanta gradi chi, lontano dai riflettori, opera quotidianamente per il bene della società.

A TU PER TU CON… IL DIRETTORE GENERALE FABRIZIO BRUNIALTI

Impossibile stabilire con esattezza quando è nata la sua passione per il gioco del calcio. Anzi, per meglio dire, è probabile che l’amore per il pallone sia stato una sorta di “colpo di fulmine” immediato.
Fabrizio Brunialti ha prima calcato i campi in erba come calciatore e direttore di gara e poi è passato direttamente dietro la scrivania. Del Trento è Amministratore Delegato e Direttore Generale da sei anni, esattamente sin dal momento della fondazione della società. Brunialti è stato uno dei 33 fondatori della Cooperativa gialloblù e, da subito, uno dei “punti fermi” del sodalizio di via Sanseverino.
Classe 1969, sposato con Romina e padre di Martina e Aurora, laureato in Giurisprudenza, da molti anni è Agente dell’Itas Assicurazioni e, sportivamente, prima d’intraprendere la carriera dirigenziale, l’attuale Direttore Generale del club è stato prima calciatore nell’Argentario, società nella quale ha compiuto tutta la trafila giovanile e, soprattutto, arbitro ad alti livelli: ha iniziato a “fischiare” sui campi della regione nel 1991 e, dopo quattro anni di apprendistato, è passato agli “scambi”, dove è rimasto per due stagioni, per poi approdare in serie D, dove ha operato per tre anni.
Nel 2000 arriva il grande salto tra i professionisti: per cinque stagioni fischia in serie C, dirigendo – tra le altre, Napoli, Fiorentina, Benevento e Crotone, alcune sfide playoff e dirigendo ancha una semifinale del prestigioso “Trofeo di Viareggio” riservato alle formazioni “Primavera”. Nel 2005 appende il “fischietto al chiodo” e inizia immediatamente la carriera da dirigente sportivo. Al Mezzocorona, in serie D, nel corso dellq quale la società gialloverde conquista una storica promozione tra i professionisti, sfiora l’approdo in C1 e centra una salvezza importantissima nel 2009.
Poi un paio di stagioni sabbatiche, il rientro in società per altre due avventura (l’ultima tra i “pro” e nuovamente in serie D). Altri due anni di “riposo”, un’avventura alla Ravinense e poi la “chiamata” di Mauro Giacca, alla quale non ha potuto dire di no. Per l’amicizia che lo lega al Presidente e per l’amore verso i colori gialloblù.

Direttore, partiamo dall’inizio, ovvero dalla primavera del 2014 quando il Presidente Mauro Giacca la coinvolse nell’avventura.
“Conobbi Mauro nel corso della mia seconda esperienza al Mezzocorona: io ero rientrato nel 2010 in seno alla società rotaliana e lui era uno dei sostenitori più importanti. In seguito alla scomparsa di Claudio Tonetti, Mauro divenne vicepresidente e condividemmo anche la stagione successiva in serie D. Al termine di quell’annata entrambi lasciammo il Mezzocorona – con i conti a posto, ci tengo a sottolinearlo – e, per alcune stagioni, anche il mondo del calcio. Nel 2013 Nicola Stanchina mi convinse a collaborare con lui alla Ravinense e fu un’esperienza diversa dalle precedenti, ma molto positiva, e nel corso di quell’annata mi cimentai anche come opinionista sportivo in una trasmissione su di una tv locale.
Nel 2014 Mauro si avvicinò al Trento, prossimo al fallimento, e mi coinvolse immediatamente. Lo ammetto: ci pensai un attimo, perché la situazione era complicata e, soprattutto, era fondamentale avere un certo approccio perché il Trento è il Trento ed è una realtà nemmeno paragonabile alle altre nelle nostra provincia.
È stata dura, durissima e ricordo le interminabili riunioni notturne che hanno contraddistinto il primo periodo, ma siamo riusci in quello che era il primo grande obiettivo, ovvero ricostruire da sottozero il Trento, che oggi ha un nome, la dignità che merita, una solidità economica e può guardare con ottimismo al futuro. E, dopo sei anni, siamo ancora qui”.
Un percorso lungo e per nulla semplice, soprattutto all’inizio, viste e considerate le basi – pressoché inesistenti.
“L’inizio fu difficile, inutile negarlo, perché ci trovammo a dover costruire da zero, una prima squadra e un settore giovanile con pochissimo tempo a disposizione e una credibilità minima, visto l’operato di chi ci aveva preceduto in via Sanseverino.
Ci riuscimmo lavorando tantissimo e oggi siamo ancora qui, grazie soprattutto all’impegno e alla dedizione di Mauro Giacca, senza il quale il Trento sarebbe sparito e avrebbe dovuto ripartire dalla Seconda Categoria. Senza di lui oggi non saremmo qui a parlare di una Prima Squadra e di un Settore Giovanile da oltre 200 atleti, di una società organizzata che guarda al futuro con grande ottimismo e, aspetto tutt’altro da trascurare, con una situazione economica indiviabile. Che, visto quanto accade oggi nel mondo del calcio, è aspetto non da poco”.
Il Trento è un amore nato tanti, tanti anni or sono sugli spalti del “Briamasco” e poi, oggi, vissuto da Amministratore Delegato e Direttore Generale. Con tante responsabilità.
“La passione è la stessa di quando, da giovane, ero solamente un tifoso della squadra gialloblù. Adesso è chiaro che l’impegno e gli oneri sono ben diversi, ma vi posso assicurare che il trasporto è il medesimo. Anzi, ancora maggiore, indipendentemente dall’età. Con Mauro, i Consiglieri della società, i dipendenti e i collaboratori del club sono nati rapporti d’amicizia che, al di là del mero aspetto sportivo, hanno fatto sì che, per il sottoscritto, quella dell’Ac Trento sia veramente una seconda famiglia. Poi ci sono le responsabilità in ambito amministrativo, economico e organizzativo, che non sono poche e, in determinati periodi, anche piuttosto “pesanti”, ma poi le soddisfazioni, dento e fuori dal campo, ti ripagano da ogni sforzo”.
Ecco, per l’appunto: in questi sei anni ci sono stati momenti felici e momenti negativi. I ricordi più “forti” legati alla sua esperienza in gialloblù quali sono?
“Beh senza dubbio la retrocessione della passata stagione è stato il momento più brutto di quest’avventura. Un risultato sportivo assolutamente negativo e imprevisto, che ci ha segnato e ci ha fatto riflettere, perché dagli errori bisogna sempre imparare. Poi ci sono i tanti momenti positivi. Il più intenso? La salvezza in serie D a maggio 2018, ottenuta dopo un’annata complicata e maturata sul campo all’ultima giornata. Senza dimenticare la vittoria in Eccellenza della stagione precedente e le tante Coppa Italia conquistate, comprese le ultime due dello scorso mese di dicembre”.
Dal passato, passando per il presente, al futuro. Cosa possono aspettarsi i tifosi?
“Quando si amministra una società la parola d’ordine è “pianificare”, ma non bisogna mai commettere l’errore di fare il passo più lungo della gamba. Il futuro immediato è rappresentato sicurametne la vittoria nel campionato d’Eccellenza, che speriamo si concretizzi quanto prima e il percorso, che auspichiamo sia più lungo possibile, che ci aspetta nella fase nazionale di Coppa Italia. E poi ci sara una serie D da affrontare con raziocinio e la voglia di essere protagonisti. La serie C? Come ho detto prima: il sogno è quello di riportare il Trento dove merita distare, ovvero tra i “pro”, ma prima bisogna diventare una realtà significativa nel torneo di Quarta Serie”.

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